25 ANNI IN 25 STORIE UNA DIVISA ARCOBALENO

Sono Carla,
mamma di Massimo che a scuola, quando era piccolo c’è andato solo un anno e poi basta. Perché era una scuola per le persone “speciali”. Non sapeva nemmeno tenere in mano una penna.

La Comunità Papa Giovanni XXIII mi ha cambiato la vita grazie a don Oreste Benzi. Ero segretaria di mio marito e quando è morto, don Oreste venne da me a dirmi: «Carla vieni a far la segretaria per me?». Ed io ho detto sì. Scrivevo le notizie della parrocchia della Grottarossa e don Nevio di notte stampava.
Ormai cinquant’anni fa con Don Nevio e Don Elio abbiamo iniziato i campeggi invitando le classi di allora ad andare in montagna coi disabili degli istituti.
Così è nata, per me, la Comunità Papa Giovanni XXIII: Adolescenti e disabili insieme in montagna, sulle Dolomiti, per un incontro simpatico con il Signore.
Quanti eravamo già allora: Riempivamo tre pullman! E mio figlio Massimo ha sempre partecipato a tutto insieme a me. È cresciuto in mezzo ai giovani.
Oggi è grande ma continua con lo stesso entusiasmo nel centro diurno L’Arcobaleno, che è uno dei primi centri della Fraternità, ancora oggi un punto di riferimento qui nel riminese.
Mai una volta che Massimo mi abbia detto: «Oggi non ci voglio andare!». Si sente in famiglia e a sua volta sente di dover proteggere le altre persone come lui che sono nel centro. A modo suo, si sente come un operatore.

È così agitato Massimo che gli fa bene muoversi. Non si perde mai una lezione per preparare lo spettacolo che il gruppo di danza-movimento ed espressione teatrale dell’Arcobaleno organizza ogni anno.
Una volta, durante lo spettacolo al Teatro “E. Novelli” di Rimini, gli sono caduti all’improvviso i pantaloni. Non si sa come ha fatto ma gli si è rotto l’elastico ed è rimasto in mutande. Che risate!! Sembrava fosse proprio una parte della recita!

Massimo è così: tocca tutto, rompe tutto, le cerniere delle giacche, le scarpe, è il suo modo di dire “ci sono!” ed è anche questa sua vivacità che, in fondo, lo rende così apprezzato dagli altri.
Il mio Massimo non ce la fa proprio a star fermo, si dà da fare e aiuta gli altri.
Ha la passione per la divisa, ne ha di tutti i tipi: quella del 118, da infermiere, da poliziotto. Appena vede qualcuno con la divisa, è finita! La vuole anche lui.
Probabilmente gli danno sicurezza.
E questa sicurezza la trova anche negli operatori del centro.

Per Loris, uno dei primi operatori, Massimo ha una vera venerazione.
Un pomeriggio che Loris gli aveva detto che c’era caldo me lo vedo rientrare a casa trascinando per terra giacca e felpa che gli avevo fatto indossare alla mattina, perché a me sembrava freddo.
Con Loris, Massimo partecipa al progetto Ci.Vi.Vo della città di Rimini, e va a prendersi cura del verde davanti alle scuole della città. Lo vedo felice e soddisfatto nel rendersi utile, soprattutto perché gli hanno dato la divisa.

Carla, mamma di Massimo del centro diurno L’Arcobaleno

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto