25 ANNI IN 25 STORIE L'EDUCAZIONE PASSA DALLA CONDIVISIONE

Mi chiamo Ileana,
e sono 48 anni che lavoro come impiegata ma nel tempo libero ho scelto di farmi i miei 18 km per venire al centro di raccolta “G. Laruccia” scoprendo così un altro modo di concepire il lavoro. Faccio la volontaria da ormai 7 anni, al pomeriggio, tre volte a settimana per aiutare alla cassa.
Ho conosciuto il centro di raccolta “G.Laruccia” grazie ad un’amica che mi propose di partecipare ad una loro vacanza aiutando al servizio ai tavoli. Alla fine del soggiorno, sono state le stesse persone del centro a chiedermi di andare a trovarle.

Al centro di raccolta abbiamo un mercatino dell’usato pieno di oggetti, mobili e vestiti che le persone non usano più e a cui noi cerchiamo di dare nuova vita.
C’è un bel via vai ed io mi sento voluta bene perchè ogni volta che arrivo parte il coro: “Ben arrivata Ileana!”.
Alla mattina mi alzo prestissimo. A casa faccio la nonna e alla sera, tra il lavoro e il volontariato ho speso tutte le mie energie, ma sono felice.
Anche mia figlia, che mi vede felice e soddisfatta di questo servizio da quando sono rimasta vedova, mi dice serenamente: «Vai mamma, vai! Non preoccuparti per me, io mi arrangio!».

Leo ed Elia, due persone del centro, hanno bisogno di parlare molto ed io cerco di ascoltarli. Valentina mi si è affezionata così tanto da chiamarmi quattro volte al giorno.
Io sono una nonna, e come tutte le nonne dire dei “no” non mi viene proprio facile, ed all’inizio di questa mia esperienza ero sorpresa, addirittura timorosa.
Gli educatori mi hanno spiegato come devo aiutare Valentina a capire quando è troppo insistente nelle relazioni.
Una cosa mi colpisce tanto: quando c’è un nuovo ingresso di una persona con delle difficoltà al centro gli operatori hanno un incontro di equipe. E anch’io, assieme agli altri volontari, sono invitata a partecipare.

Mi affascina sempre lo stile di questi incontri, perché sono uno spazio in cui si crea una riflessione aperta e alla pari tra responsabili, operatori e volontari. Trovo molto bello che si usi questa modalità di confronto in una cooperativa che si chiama proprio La Fraternità, che si rifà allo stile di don Oreste Benzi, sempre disponibile ad includere tutti fino ai più poveri e bisognosi. Tanto che spesso il suo modo e le sue parole suscitavano un vociare ironico. Per me don Oreste era davvero un folle per amore e sono convinta che ancora oggi ci protegga dall’alto. E credo sarebbe contento quando, alla cassa del mercatino, facciamo pagare stando attenti a cogliere i bisogni di chi bussa alla nostra porta, confidando sempre nella Provvidenza.


Ileana Camporesi - Volontaria del C.S.O. "G.Laruccia"

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