25 ANNI IN 25 STORIE PREFAZIONE

25 anni per una cooperativa sociale raccontano molto di più di una storia d’impresa.
Perché la cooperativa sociale “La Fraternità” non è un’impresa come le altre, in quanto il suo fine è da sempre stato quello di usare il lavoro come “opera” ossia come meccanismo trasformativo della persona, come mezzo per uno sviluppo che non si accontentava di essere misurato dalla sostenibilità ma dalla capacità di produrre uno sviluppo umano integrale.

In questo senso possiamo dire che la cooperativa ha adempiuto, e adempie ad una missione tutta speciale, quella di far capire che senza gratuità –che nulla c’entra con il gratis– è l’impresa stessa che implode, perché il patrimonio di gratuità (passioni, ideali) è ciò che rigenera anche il mercato, la ricchezza.

La gratuità è la cellula staminale dell’umanità, in tutti gli ambiti di vita, ivi compreso quello economico. Un mondo economico che perde contatto con la gratuità non ha futuro in quanto economia, perché non attrae più vocazioni altre: se l’impresa diventa solo business e lascia fuori dalla porta tutto il resto, attrarrà persone (dirigenti, in particolare) di bassa qualità relazionale e umana che certo non riusciranno a garantire la sostenibilità nel tempo dell’impresa. I profitti sono incentivi troppo deboli per muovere le energie più alte e potenti delle persone: quando ci muoviamo rispondendo solo a incentivi monetari, la libertà è già ridotta a libertà negativa (la libertà da), se è vero che solo dove c’è gratuità c’è vera libertà - la quale non può essere né prodotta né comprata, ma da essa nasce ogni ricchezza.

Ecco perché la Fraternità in quanto organizzazione a movente ideale ha un ruolo che va oltre l’economico, ossia quello di far crescere la libertà di chi in esse lavora e pure la libertà delle comunità in cui opera. In questo senso il futuro, anche alla luce della recente Riforma del Terzo Settore, chiede alle cooperative sociali d’innovare in maniera radicale ossia di misurarsi con una nuova generazione di bisogni sociali e di nuove categorie di stakeholder.

Aprirsi alla diversità e includerla in processi d’innovazione che rendono protagonista la persona sarà la sfida su cui l’impresa sociale dovrà misurarsi.
Partita questa che, son certo, “La Fraternità” giocherà perché già oggi si sta misurando con nuove forme di imprenditorialità comunitaria, nelle quali l’interesse generale è perseguito ricombinando diversamente nuove risorse, nuove alleanze e nuove competenze.
Buon compleanno a tutti e buon lavoro!

Paolo Venturi - Direttore di AICCON

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